
In Taiwan, una delle repubbliche più progressive dell’Asia, il 24 novembre si terrà un referendum sul matrimonio egualitario. Le due possibili scelte: l’estensione del matrimonio come definito e regolamentato dal codice civile alle coppie omosessuali o l’introduzione di un tipo di unione civile solamente per le coppie omosessuali, che limiterebbe la definizione di matrimonio all’unione tra un uomo ed una donna.
La notizia che appare essere un passo avanti per il paese asiatico è in realtà un passo indietro però: nel maggio 2017 la Corte Costituzionale taiwanese aveva deliberato la legalizzazione entro due anni del matrimonio egualitario, sostenendo che la mancanza di una legislazione fosse discriminatoria, in risposta al caso di Chi Chia-wei, attivista gay che aveva tentato senza successo di registrare il matrimonio con il suo partner nel 2013.
I politici, però, sono stati lenti ed inconclusivi a seguito della decisione e molti gruppi di opposizione, soprattutto di matrice religiosa, si sono opposti ad essa, primo tra tutti “l’Alleanza per la felicità della prossima generazione”, che ha presentato la petizione per il referendum con 600 000 firme.
“Il referendum permetterà una scelta su valori di base, è un atto altruista di giustizia” hanno scritto sulla loro pagina Facebook. Lo stesso gruppo ha anche presentato altre due petizioni, la prima con 670 100 firme, per rimuovere l’insegnamento delle tematiche LGBT+ dalle scuole e l’altra, con 678 550, per definire il matrimonio come l’unione tra un uomo ed una donna nel codice civile.
La petizione, accettata giovedì 9 ottobre dalla Commissione Elettorale Centrale del Taiwan e risultata nei referendum, è stata sin da subito condannata dagli attivisti lgbt+ del paese che si vedono così portar via una delle più importanti vittorie degli ultimi anni. Jennifer Lu, coordinatrice del gruppo Coalizione per il Matrimonio Egualitario Taiwan, ha detto di essere dispiaciuta, ma che allo stesso tempo “non ci sia tempo per il disappunto” per questi referendum che “tentano di rimuovere i cittadini LGBTI dal Codice Civile e l’educazione LGBTI dalle scuole”. “Faremo del nostro meglio per vincere e permettere al Taiwan di spingersi verso un futuro migliore” ha continuato. Si è anche lamentata del mancato intervento del governo, che ha inasprito le divisioni sociali: infatti l’attuale presidente Tsai Ing-Wen, prima donna a ricoprire l’incarico, aveva ottenuto la vittoria con il suo partito Democratico Progressista anche promettendo la legalizzazione del matrimonio egualitario, che però, dopo due anni, ancora non è stata concessa.
Il Taiwan rimane comunque uno dei paesi più pro-lgbt+ dell’Asia, con sondaggi che mostrano il supporto per il matrimonio egualitario al 75% (in uno studio del 2015).