
Una coppia lesbica giapponese ha deciso di citare il governo nazionale per danni per non aver riconosciuto il matrimonio da loro contratto all’estero assieme ad altre dieci coppie con la speranza di far legalizzare il matrimonio egualitario nel Paese. La causa sarà la prima del suo genere.
Ai Nakajima, giapponese, e Kristina Baumann, tedesca trasferitasi in Giappone per completare gli studi, si sono sposate in Germania a settembre dello scorso anno, dopo essere state registrate per due anni come coppia di fatto, ma ad oggi non sono ancora riuscite ad ottenere il riconoscimento del matrimonio a Yokohama, la città in cui risiedono, in quanto il Giappone non riconosce né le unioni civili (se non per dieci città) né il matrimonio egualitario, nonostante la maggior parte dei cittadini ne siano a favore da anni secondo uno studio del 2015.
“Ci troviamo di fronte ad una realtà nella quale una coppia omosessuale non si può ancora sposare in Giappone. Ci piacerebbe sfidare questo status quo, il che aiuterà anche molte minoranze sessuali” ha spiegato Nakajima ad una testata locale.
Le due donne stanno lottando contro il tempo, in quanto Baumann non potrà rimanere in Giappone al termine dei suoi studi se il matrimonio non è loro riconosciuto:
“Se non riesco a trovare un lavoro subito dopo essermi laureata, dovrò tornare in Germania. Se una coppia omosessuale è straniera ed il paese di provenienza riconosce il matrimonio egualitario, se il partner risiede già in Giappone gli è semplicemente dato un permesso di soggiorno specifico, ma così non è per un’unione internazionale tra un giapponese ed uno straniero. Il permesso di soggiorno specifico dà più stabilità rispetto al permesso di soggiorno per studenti. Tutto questo è ingiusto e discriminatorio” ha commentato la donna.
La causa sarà intentata in quattro distretti (Nagoya, Osaka, Sapporo e Tokyo) e partirà dal presupposto che l’impossibilità di sposarsi delle coppie omosessuali violi il loro diritto al matrimonio ed all’uguaglianza davanti alla legge, protetti dalla Costituzione. Oltre alla possibilità di sposarsi (o di veder riconosciuto un matrimonio contratto in un altro paese) le coppie intendono richiedere anche un compenso al Governo per il mancato rispetto dei loro diritti.