Bullismo: i più discriminati sono gli studenti LGBT+

Secondo un nuovo studio condotto da Save the Children più di 3 su 5 ragazzi sono emarginati e discriminati dai loro coetanei e le motivazioni principali sono l’orientamento sessuale e l’obesità.

Il 16% di tutti i casi di bullismo è a causa di discriminazione per l’orientamento sessuale, di pari passo con il 16% per l’obesità, seguita al 10% per il genere, al 9% dalla discriminazione per il colore della pelle, al’8,5% per i problemi economici (principalmente per i casi di estrema povertà) e al 7% per una disabilità.
È stato analizzato un campione di 2 000 ragazzi tra i 14 e i 22 anni, di cui il 90% ha rivelato di essere stato testimone di atti di bullismo e il 61% di essere stata vittima di bullismo almeno una volta nella vita, dove il 19% è stato emarginato dal gruppo, il 17% è stato diffamato con la diffusione di voci maligne, il 16% è stato deriso e l’1% è stato vittima di pestaggi, furti o minacce.
Inoltre, il 45% dei casi avviene a scuola, il 30% per strada ed il 21% sui social: nonostante la prevalenza del contesto scolastico, però, solo un ragazzo su venti sceglie di cercare supporto in un insegnante, mentre il 32% si è rivolto ai genitori e altrettanti agli amici ma, allo stesso tempo, il 31% non si è rivolto a nessuno.
Agli intervistati è stato poi chiesto di fare una lista delle maggiori discriminazioni, e, con l’88%, al primo posto si trova l’omosessualità, seguita all’85% dalle persone di origine rom e l’obesità e all’82% dal colore della pelle, poi al 76% l’islam, al 71% la povertà, al 67% le disabilità e le persone di origine araba e al 53% l’ebraismo e le persone di origine asiatica.
Lo studio, in collaborazione con l’Invalsi (ente contollato dal Miur) è parte di una campagna nazionale contro gli stereotipi, “Up-prezzami”, ideata da SottoSopra, movimento giovani di Save the Children, basata su azioni di sensibilizzazione e cittadinanza attiva in quindici città in tutta Italia e sui social dietro lo slogan “Non fermarti all’etichetta”.
I preoccupanti dati dimostrano come la situazione in Italia, per quanto migliorata rispetto agli anni passati, abbia ancora molta strada da fare, sia dal punto di vista della sensibilizzazione dei giovani, ma anche famiglie e personale scolastico, sia dal punto di vista della preparazione degli insegnanti a situazioni di discriminazione, fin troppo frequenti al giorno d’oggi.

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