
Siamo ufficialmente nel mese delle donne e il nostro “””magnifico””” governo giallo/verde non si è fatto scappare l’occasione per sminuire una minoranza ed ecco bella bella, una proposta di legge per creare un albo delle prostitute con annessa riapertura delle case chiuse seguendo il modello austriaco; naturalmente la controparte penta stellata non è tanto d’accordo con il ministro dell’interno Salvini che invece si trova molto a favore…forse perché così non dovrà più usare la famosa bambola gonfiabile e potrà fatturare tutto a fine mese. <3
Invece noi del PuntoH siam qui per raccontarvi una storia fatta di sole donne forti, che non hanno bisogno di un uomini che le sminuiscano, che afferrano la vita e seguono la loro strada.
Tirate fuori i pop corn Dolcezze!
Angry Indian Goddesses
Letteralmente, Dee indiane arrabbiate, AIG è una pellicola indiana, nonostante sia parlata quasi interamente in inglese, del 2015 diretta da Pan Nalin e presentata nella sezione Special Presentations del Toronto International Film Festival 2015 dove si è aggiudicato il secondo posto per il People’s Choice Award.
Il cast, quasi interamente femminile, se non per sporadiche comparse maschili, accarezza numerose tematiche come la disuguaglianza di genere, le donne come oggetti sessuali oggettivati ad esempio nei film della colorata Bollywood, le città moderne contro i diritti tribali e le differenze di casta, lo stupro e in tutto questo la storia di base è quella di una ragazza in procinto di sposare la sua compagna.
La Storia
Freida, una fotografa molto legata alla sua idea di arte, invita a sorpresa un gruppo di amiche nella sua vecchia casa d’infanzia per annunciarle che è prossima al matrimonio, senza però svelare subito l’identità dello sposo. Durante i festeggiamenti, che si protraggono per diversi giorni, vengono a galla i passati delle donne fino ad arrivare al fatidico coming out di Freida.
Come già detto sopra il film tira a se molte questioni legate alla figura della donna in India denunciando il tutto in modo molto delicato, dai doveri delle spose di gestire i bambini e la casa alla possibilità di scegliere la loro vita; la tematica LGBT che lega la vicenda senza inghiottirla porta a galla la sezione IPC 377, una legge inglese del 1860 che criminalizza i rapporti omosessuali:
«Chiunque abbia volontariamente il rapporto carnale contro l’ordine della natura con qualsiasi uomo, donna o animale, è punito con la reclusione a vita, o con l’imprigionamento a vita o per un termine che può estendersi fino a 10 anni comprensivo di una multa.»
Tutto questo fino al 6 settembre 2018 che ha visto la Corte Suprema indiana depenalizzare l’omosessualità, cancellando la sezione 377 del Codice penale indiano.