
A cinque anni dalla sua fuga di casa, Francesca, 23enne di Palermo, ha raccontato a Repubblica la sua storia di abusi e violenze da parte della famiglia.
L’incubo comincia a 15 anni, quando la sorella della ragazza trova dei messaggi sul suo telefono che indicano che possa essere lesbica: e avverte subito i genitori, che la prelevano subito da scuola, durante le lezioni, e la picchiano “in testa, sulle gambe, mi davano botte dappertutto”: da quel momento per anni la vittima è stata picchiata, rinchiusa in camera, isolata da tutti i suoi amici (a cui i genitori hanno mandato un messaggio dicendo di lasciar stare la figlia per poi distruggere il telefono) e violentata dal padre ‘per ripararla’, in una famiglia in cui era “meglio una figlia morta che lesbica”.
La denuncia nei confronti dei genitori è di maltrattamenti, violenza sessuale e atti persecutori, negate da entrambi e dai compaesani, gli stessi che durante quegli anni li avvisavano delle fughe della figlia affinché la ritrovassero.
Ha finalmente trovato il coraggio di raccontare la sua storia ad anni dalla fuga di casa e dopo tre tentativi di suicidio per tentare di portare alla giustizia i suoi genitori e per aiutare altre ragazze che si trovano nella stessa situazione da lei vissuta:
“Ero ormai a un bivio, o la vita o la morte. E ho scelto di vivere e di denunciare i miei genitori. Denunciando quello che avevo vissuto ho scelto la vita. Anche se non è stato facile, ma ho avuto accanto a me tante belle persone che mi hanno aiutato a superare i momenti difficili. Adesso è importante raccontare questa storia, perché tanta altre ragazze che vivono situazioni simili alla mia non si scoraggino, non pensino mai di farla finita. Racconto perché anche loro trovino il coraggio di denunciare”.