
Ricordate quando dicevo che il dramma spagnolo non era proprio nelle mie corde? (o se non l’ho detto ho appena fatto coming out) ecco, finalmente posso ricredermi dopo aver visto il film che sto per presentarvi.
Decidere se questa pellicola fosse adatta alla nostra rubrica LGBT ha messo in discussione il metro di giudizio da applicare ai film dove il fattore rainbow è il punto focale e dopo un’attenta analisi anche questo film riesce e può di diritto entrare tra le Recensioni 2.H in quanto la storia LGBT, in questo caso Lesbo, influenza il corso degli eventi.
Tirate fuori i pop corn Dolcezze!
L’albero del sangue
EL ÁRBOL DE LA SANGRE è una pellicola del 2018, distribuita da Netflix, nata da una collaborazione spagnola argentina e diretta da Julio Medem che vede protagonisti Rebecca e Marc, una coppia di giovani fidanzatini legati da un passato comune.
Sinossi: Marc (Alvaro Cervantes, un bono non trascurabile) e Rebecca (Ursula Corberó) son una giovane coppia in viaggio verso una vecchio casale basco che apparteneva alla famiglia di Marc. I due stanno scrivendo un romanzo a quattro mani ripercorrendo il loro passato per poterne raccontare la storia e svelarne i segreti, ma a quale prezzo?
Ricordo dopo ricordo vengono a galla gelosie, infedeltà, pazzia e sesso che nel corso di tre generazioni son state tenute nascoste fino ad ora.
Opera corale che riesce ad unire con maestria più filoni narrativi che seppur collegati da alcuni punti in comune riesco ad uscirne distinti e marcati. L’alternanza e occasionalmente sovrapposizione di elementi come nuovo e antico, naturale e artificiale creare una sinergia vorticosa che riesce ad incollare lo spettatore per più di due ore allo schermo.
Nel film vengono celebrati, senza nessuna vergogna o volgarità, la nudità sia maschile che femminile, in un empatia sensoriale che non molti film riescono a dare. L’amore viene tradotto in tutte le sue forme, che sia LGBT o tra due giovani ragazzi che si incontrano ad un matrimonio; ogni piccolo tassello della storia è studiato meticolosamente e che grazie ad una recitazione che ben si distanzia dallo stereotipo spagnolo crea un gioiello con un tema anche molto forte, ma che riesce a risultare estremamente vivibile per lo spettatore.