Recensioni2.H: Je ne suis pas un homme facile

Donne (du-du-du!), ormai questo Governo, che tanto si decantava dalla parte dei cittadini, sta mostrando ogni giorno una faccia nuova, sempre peggiore della precedente e se prima si attaccavano gli immigrati, successivamente i gay ora è il vostro turno, non si scappa, ed eccovi assieme a noi a dover tornare a combattere per non diventare “un oggetto della patria”, una semplice figura dedita alla procreazione e alla gestione della famiglia, ricordiamo solo l’idea di concedere della terra al terzo figlio e ci aggiungiamo le ultime manovre che vede colpire il bonus bebè dell’Inps mutato in qualcosa che ancora non si capisce, ma questo è prassi per questo Governo.
Ora provate ad immaginare un mondo completamente capovolto, dove le donne portano i pantaloni e abbordano teneri uomini che si fanno la ceretta.

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Je ne suis pas un homme facile

ob_d66311_djgfcgtwsaemmj7Pellicola del 2018, che come avrete capito dal titolo, non è un francesismo, ma prodotta in Francia e diretta da Éléonore Pourriat, attrice con un occhio sul tema delle discriminazioni di genere che aveva già portato ed elaborato con progetti video come  Non solo un pezzo di carne, figurati se un uomo ha la sensibilità di far un film del genere.
Nel film troviamo Damien, uomo di successo che sta per lanciare il fallometro, un’app che registra le prestazioni sessuali e classifica le donne per tipo, insomma un dongiovanni innamorato di tutte le donne che però le vede e usa solo per soddisfare i suoi bisogni animali, nessun tipo di romanticismo o relazione a lunga durata; proprio questa sua debolezza, il girarsi per guardare meglio delle belle gambe, lo fa sbattere contro un palo, al suo risveglio Damien si trova in una società dove la donna è l’uomo e viceversa. Dalla storia al vestiario tutto è invertito: le donne portano i jeans, fanno jogging senza maglietta (e reggiseno) e hanno i lavori più prestigiosi mentre gli uomini badano ai bambini, fanno i segretari e naturalmente vengono discriminate.
Damien si ritroverà così dall’altra parte a combattere per farsi affermare come uomo/donna conformandosi ad una società matriarcale che lo vuole bello, disponibile e con una ceretta perfetta.


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Lungometraggio che più che una commedia vuole essere una critica e denuncia verso l’immagine che ancora oggi la donna deve difendere, le quote rosa son sempre in minoranza e difficilmente le troviamo in posizioni di prestigio, o se succede hanno sempre qualcun’altro sopra di loro che naturalmente detiene l’uccello nell’intimo.
Ho letto molte recensioni che criticano il lavoro di Pourriat in quando, nonostante un inizio bomba, la pellicola vada poi a sfumare in una più classica storia d’amore alla francese, ma a mio parere la sviolinata romantica serve comunque per indirizzare la storia al suo finale che risulta essere la vera bomba della storia; il film si basa su molti cliché senza scadere mai nel comico, ma andando a guardare con occhio critico i comportamenti della società maschilista usati appunto contro gli uomini che a quel punto diventa una società femminista e son gli uomini a dover far i cortei per farsi rispettare, abbiamo il movimento maschilista che gira per la città con i seni esposti.
La pellicola, con questo stampo francese, sembra una lunga pubblicità di moda, le donne, in entrambe le versioni sembrano uscite da un catalogo d’alta moda venendo valorizzate e seppur con un protagonista maschile, mai messe in ombra.

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