
Durante l’annuale protesta a San Pietroburgo, il “Giorno del Silenzio”, contro il silenzio mantenuto dal governo russo rispetto alle violazioni dei diritti umani nei confronti della comunità LGBT+ in Cecenia e a favore dell’ottenimento di libertà e diritti per la comunità sono stati arrestati 11 attivisti.
La protesta studentesca prevedeva un corteo diretto verso la Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato, uno dei simboli della città, di persone con nastro adesivo sulla bocca, simbolo del silenzio mantenuto dallo stato; in tutto avrebbero partecipato 40-50 persone. Durante il corteo, però, è arrivata la polizia che ha cominciato ad arrestare i protestanti pacifici per aver violato la legge contro la “propaganda omosessuale”, per cui non si possono mostrare simboli legati alla comunità LGBT+ o parlarne in alcun modo.
“La polizia ha intenzione di detenere chiunque abbia camminato con il nastro adesivo sulla bocca. L’ho sentito mentre lo dicevano” ha dichiarato ad un giornale locale Daniel Maksimenko, uno degli attivisti detenuti, e la riprova delle sue affermazioni è nella notizia dell’arresto di alcuni minorenni.
La polizia è giunta sul posto a seguito della chiamata di Timur Bulatov, attivista anti-LGBT+.
Ad ora non si sa ancora nulla sugli attivisti dal momento dell’arresto.
Questo tipo di azioni da parte della polizia di San Pietroburgo non è rara, situazioni simili si sono ripresentate anche in altri casi, come nell’Agosto del 2018 in cui è stata soppressa una protesta di 60 persone nata dopo che le autorità locali si sono rifiutate di permettere che si tenesse il Pride.
Mentre la comunità LGBT+ combatte sempre più aspramente per ottenere i propri diritti, la popolazione russa è influenzata sempre maggiormente dalla propaganda del Cremlino, infatti dal 1998 al 2018 la percentuale di popolazione che considera inaccettabile e riprovevole l’omosessualità è cresciuta dal 68% all’83%, con sempre minore informazione sulla questione.