
A due settimane dall’elezione come consigliere regionale in provincia di Torino nella nuova giunta leghista, con delega alla semplificazione, all’emigrazione, agli affari legali e ai diritti civili, Roberto Rosso, 58enne candidato di Fratelli d’Italia, si è già assicurato di far presente al suo elettorato le sue idee omofobe, in un’intervista con il Corriere della Sera.
“Penso che il presidente Alberto Cirio abbia intelligentemente dato il via libera al patrocinio del Pride di quest’anno. Ma per i prossimi è giusto verificare se confermarlo. Penso che certe cose non devono essere pretese. Ad esempio? L’utero in affitto. Per me è il mero sfruttamento di una donna che diventa una schiava. Ci sono state conquiste di diritti che giustamente i gay devono difendere, ma non possono nemmeno pensare di trasformare ogni desiderio in un diritto.
“C’è una legge, che è anche stata frutto di un compromesso, che dice che in Italia non è legale la stepchild adoption. Bene, io sono un liberale e un legalitario e applico le norme, non le interpreto a modo mio come ha fatto la sindaca Chiara Appendino. Non dico che non sia apprezzabile lo sforzo di due donne di avere un figlio, ma la natura non lo consente. Credo che un bambino abbia diritto di avere un padre e una madre, lo dicono gli studi, non io. Sì, lo dicono gli psicologi. E d’altronde non è un caso che sulle adozioni molte coppie, in generale, non riescono ad avere figli perché gli assistenti sociali non glielo consentono. Non sempre il desiderio di avere figli è un bene sociale”.
Oltre a non aver apportato nessun dato o prova per le sue accusatorie affermazioni, si è assicurato di esprimere il suo dissenso anche per il Pride, definendolo “carnevalata”, pur essendosi presentato alla manifestazione per due anni di seguito per mantenere le apparenze. Si è però espresso a favore del mantenimento delle unioni civili.