
Sabato 20 luglio nella città di Białystok, nella Polonia nordorientale, si è tenuto il primo Pride che ha però attratto l’attenzione mondiale a causa dei violenti attacchi da parte degli estremisti di destra e degli ultracattolici, che silenziosamente supportati dalla polizia che avrebbe dovuto proteggere il corteo, hanno picchiato a sangue i partecipanti, tra cui moltissimi adolescenti.
Sin dall’annuncio, vi si era opposta sia la comunità cattolica della città, guidata dall’abate Tadeusz Wojda, che aveva imposto il “non possumus” spronando i suoi seguitori a “difendere in ogni modo valori cristiani e famiglie e bimbi che ‘alieni vogliono abusare’”, sia la stampa, come ad esempio il quotidiano filogovernativo Gazeta Polska, che il mercoledì precedente aveva offerto in omaggio ad ogni copia un adesivo con la bandiera arcobaleno e la scritta LGBT con una x sopra, oltre ad aver invitato i suoi lettori a boicottare Ikea a seguito del licenziamento di un dipendente che aveva invitato a mandare ogni gay sul rogo.
Il corteo è riuscito a completare il percorso, nonostante i costanti attacchi, anche con bottiglie, pietre, catene, petardi e mazze, e la necessità per molti dei partecipanti di abbandonare il corteo prima del termine, rifugiandosi in negozi in cui potersi cambiare per non essere riconosciuti dai gruppi che li avevano inseguiti, non potendo tornare a casa, rischiando di essere identificati e presi di mira, mentre la polizia difendeva solamente i propri membri. Tutto questo mentre i partecipanti inneggiavano all’amore e alla libertà.
Le tensioni in Polonia per quanto riguarda i diritti della comunità LGBT+ sono fortemente aumentate in vista delle elezioni politiche previste per ottobre; gli attivisti stanno portando avanti una campagna contro il partito attualmente al potere, PiS (Prawo i Sprawiedlywosc, Diritto e Giustizia), di maggioranza sovranista e in ottimi rapporti con la Lega, che da mesi sta fomentando l’omotrasfobia nel Paese, con un aumento dei crimini d’odio (come ad esempio la trentina di comunità che nei giorni scorsi si sono dichiarate “lgbt-free”, per poi essere lodate anche da un Prefetto). Il partito, infatti, ad oggi non ha ancora commentato la tragedia.
Quello di Białystok non è il primo Pride polacco teatro di violenze di estrema destra cattolica: lo scorso ottobre anche la città di Lublin ha vissuto una tragedia simile, con violenti attacchi da parte manifestanti omofobi durante il primo Pride della città.
La Polonia è al momento, secondo i dati raccolti dall’ILGA, il 38° Paese su 49 Paesi europei e dell’Asia occidentale in materia di diritti LGBT+.