Il Punto Seriale – 13 Reasons Why 3

Prodotto che vince, si spreme fino all’osso.

Eccezione fatta per ‘Stranger Things‘, sono tante le serie che vengono trascinate oltre i limiti della decenza in nome del Dio denaro.
E, purtroppo, sembra che ‘13 Reasons Why‘, in onda su Netflix, sia destinato a entrare in questo inglorioso club. Ma era prevedibile.
Il punto di forza di questa serie cult era un soggetto originalissimo e solido: la giovane Hannah Baker decide di togliersi la vita e lascia delle audiocassette in cui si scaglia contro tutti i suoi aguzzini, fisici ed emotivi.

Una partenza fulminante per una prima stagione avvincente e oscura, divisa tra richiami 80’s, colonna sonora trendy, attori giovani e carini e una strenua lotta contro il bullismo, di qualunque tipo.

Dopo il boom della serie 1, era arrivata la inevitabile 2: in cui si affrontava un ulteriore processo per farla pagare ai cattivi e, nel frattempo, scoprivamo inediti dettagli sulla vita della povera Hannah.

Questo nuovo capitolo non ha più nulla a che vedere con i precedenti. Essendo ormai prosciugata la linea narrativa riguardante Hannah, bisognava trovare un nuovo escamotage. ’13’ è pur sempre una serie americana: il politically correct ce l’hanno nel dna. Mica potevano farla passare liscia a Cattivon de’ Cattivonis Bryce Walker. Infatti, pronti via, Bryce viene trovato morto e, considerato che tutta la scuola lo odiava almeno quanto Giuseppe Conte detesta Matteo Salvini, trovare il colpevole sarà impresa ardua.

E allora via di interrogatori a tappeto e flashback a iosa! Un espediente narrativo ormai abusato tanto quanto il Despacito nei villaggi vacanze. Qualche esempio? ‘Élite‘ e ‘Big Little Lies‘, giusto per citare due serie a caso. 

13 puntate sono tante da riempire, forse lo hanno pensato anche gli sceneggiatori. Così ecco che viene saggiamente dato spazio ai personaggi secondari, come Tyler (protagonista di una scena estremamente violenta che chiudeva la serie 2), Justin, Alex e la pasionaria Jessica. E sono forse i momenti più interessanti della serie, quelli che aiutano a capire davvero le psicologie di questi tormentati ragazzi. E scopriremo moltissimo anche sul perfido Bryce: ci verranno mostrati sprazzi di autentica umanità da parte di un ragazzo le cui malefatte sono figlie della maniera in cui è stato cresciuto. Apritemi l’audio con Sigmund Freud dall’Aldilà, grazie.

Nel frattempo, l’eroico Clay Jensen continua le proprie indagini aiutato dalla new entry Ani Achola: una sorta di Watson in gonnella che sarà anche voce narrante durante tutta la stagione e si rivelerà decisiva per il suo scorrettissimo epilogo, tanto che potrebbe tranquillamente diventare allieva di Annalise Keating in ‘Le regole del delitto perfetto‘.

Lo stile è diventato ancora più dark e la violenza raggiunge livelli inimmaginabili, lì sì che è difficile uscire vivi dal liceo. Letteralmente.

In definitiva: niente di nuovo sotto il sole. E’ sì il terzo capitolo di ’13 Reasons Why’ ma, di fatto, avrebbe potuto tranquillamente avere qualunque altro titolo. E’ a tutti gli effetti una serie nuova di zecca che ha abbandonato l’originalità che ne aveva contraddistinto l’esordio.

13 puntate che scivolano via abbastanza inermi, con addirittura i preamboli per una stagione 4.

Ecco il trailer.

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Sciaouz!

Tracio

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