
Una delle due vittime ha promesso che non sarebbe mai più tornato nel Queensland, in Australia, dopo che lui e suo fratello sono stati brutalmente attaccati in un centro commerciale della Gold Coast.
La vittima, che per privacy chiameremo Joshua, era in visita con la famiglia quando lui e suo fratello adolescente sono stati presi di mira da un gruppo di teppisti in un centro commerciale martedì scorso, 17 Settembre.
Il tutto era già iniziato però al mattino quando lo stesso gruppo di teppisti aveva preso di mira i due su un tram in centro costringendoli a scendere e cambiare strada. Joshua ha infatti detto che il gruppo urlava contro di loro parole davvero offensive tipo “fottuto forcio” oppure “gay di merda”..
Più tardi nel pomeriggio, il gruppo di circa 10 adolescenti li ha trovati nel centro commerciale e attaccati di nuovo, ma stavolta con violenza, come se fossero state belve assetate di sangue. Joshua ha subito la rottura di alcune costole oltre ad esserne uscito con la faccia tumefatta e gonfia..
Suo fratello minore ha riportato invece alcune costole rotte, un occhio gonfio e un labbro spaccato.
Mercoledì 18 settembre, la polizia ha accusato due adolescenti – uno di 15 e uno di 18 – di Upper Coomera di aver preso parte all’attacco omofobo. Gli altri aggressori, sono purtroppo ancora a piede libero ma la polizia è già sulle loro tracce.
Joshua ha dichiarato al Gold Coast Bullettin in seguito all’attacco:
“È semplicemente orribile. È crudele. Era completamente ingiustificato, è solo violenza brutale. È un crimine d’odio. Mi sento come se non potessi tornare nel Queensland. Mi ha scosso. Mi sembra che il mio essere gay, ha messo in pericolo mio fratello. E non è stata una volta sola, ma due volte. Sento di avere molta colpa. “
La vittima ha affermato che gli aggressori si sono fermati solo quando una guardia di sicurezza si è precipitata ad interrompere quella che sembrava una rissa. Joshua ha aggiunto:
“Erano assetati di sangue … La prima volta è stata molto traumatica psicologicamente, ma la seconda volta ci hanno dato la caccia. Non abbiamo nemmeno avuto la possibilità di alzarci dal tavolo e difenderci. Continuavano a calpestarci e picchiarci. Erano implacabili. “