
Il cofondatore di Stonewall, Michael Cashman, ha candidamente rivelato di essere stato stuprato così regolarmente mentre cresceva che pensava fosse solo “quello che normalmente succedesse ai gay”.
Parlando con The Guardian, Michael si è aperto su come la sua infanzia a East London e la sua carriera teatrale siano abbiano entrambe sofferto per il trauma delle violenze sessuali continue.
Cashman – che oramai ha 69 anni – ha descritto come, all’età di 12 anni esibendosi in “Oliver!”, sia stato avvicinato da un membro del cast che ha approfittato sessualmente del giovane attore.
“Volevo che mia madre mi salvasse”, ha detto Cashman, ma questo è stato solo uno di una lunga serie di abusi che l’ex stella degli Eastenders ha subito nella sua vita fino ad ora.
Il Primo abuso a 8 anni.
Cashman fu scelto come membro della Fagin’s Gang e come sostituto di Oliver nel West End.
L’allora regista del musical convinse la famiglia di Cashman a lasciare che il giovane attore andasse a dormire a casa del regista per farlo stare in compagnia di sua moglie e dei suoi figli, ma al suo arrivo, Michael trovò solo il regista ad attenderlo che aveva già prenotato una camera d’albergo per “lui e suo figlio”. Quella notte, purtroppo, l’uomo abusò sessualmente di Chasman.
“Il problema di quando ricevi abusi è soprattuto riuscire a trovare parole giuste che descrivano come ti senti, poi altre parole che possano descrivere quello che ti viene fatto e in fine, provare ad avere la certezza che le persone ti crederanno”, ha così detto Michael durante la sua intervista.
“Dopo la seconda volta con il regista, cercavo il modo per non pensarci e starci male, provando a ripensare a quando mi portava ai Kew Gardens, a passeggiare in riva al fiume o al cinema.”
Tuttavia, questo non è stato un incidente isolato.
Gli abusi sessuali hanno segnato la sua giovinezza: a otto anni Michael fu sessualmente aggredito da un portuale. Incidente del quale non ha voluto parlare per anni.
“Ho dovuto affrontare questi demoni che avevo seppellito. […] Non pensavo di poter essere amato; Sentivo che non potevo essere felice, quindi provavo a farmi del male. […] Questo abuso mi ha fatto molto male.”
A 14 anni, durante le riprese del film del 1965, I’ve Gotta Horse, un vecchio amico del regista lo ha portato in una camera da letto, dove gli ha versato del whisky per poi aggredirlo sessualmente. Il silenzio che regnava intorno all’episodio non faceva altro che offuscargli la mente e renderlo passivo alla marea di insulti che riceveva durante la produzione del film.
Cashman ha poi aggiunto: “A un certo punto ho pensato: Ho un segno invisibile sulla fronte che dice: abusa pure di me, non lo dirò? […] Sai bene che se lo dici a qualcuno, si affronta qualcosa di così terrificante, sul quale non hai controllo. Quindi il modo migliore per affrontarlo è seppellirlo.”
All’ennesima violenza sessuale, da parte di un uomo negli anni ’60, Cashman si convinse di aver provocato il suo stupratore. Denunciarlo alle autorità, purtroppo, non era un’opzione per i gay in un momento in cui la loro esistenza era illegale.
“Era la narrazione con cui vivevamo”, ha detto. “Questo è quello che è succedeva ai gay. Essere picchiati, violentati, lo chiedevano loro e se lo meritavano (secondo l’opinione pubblica).[…] Crescere nella consapevolezza che fare sesso con qualcuno ti rendesse un criminale ha un forte impatto psicologico. Quando qualcuno ti maltrattava, la tua reazione immediata era: beh, devo averlo provocato.”
Per quanto lo spettro del suo passato lo abbia perseguitato fino ad oggi, Cashman ha detto che scrivere il suo libro di memorie, “One of them”, gli ha dato l’opportunità di fare una pausa e riflettere sugli incidenti su cui per tanti anni ha taciuto: “Una volta che ti guardi indietro e fai tuo tutto quello che ti è successo, hai il controllo. Se sei onesto col tuo passato, cresci. Se non lo fai, allora gli apparterrai.”