
Il Turkmenistan non è un paese per gay e lo sapevamo già.
La vita in Turkmenistan è estremamente dura e minacciosa per la comunità LGBT +, in quanto uomini gay e bisessuali possono affrontare fino a due anni di prigione e dove la società vive ancora con un forte sentimento anti-gay e anti-queer. Questo, comunque, non giustifica la terribile esperienza vissuta da un omosessuale di 23 anni, picchiato dalla polizia, semplicemente perché era sieropositivo.
Maskat – così chiameremo questo giovane ragazzo – ha parlato anonimamente a RadioFreeEurope e ha raccontato la sua storia a tutti gli ascoltatori online in quel momento.
Lo scorso dicembre, Maksat ha visitato un centro HIV locale cercando di accedere alla terapia antiretrovirale. Gli infermieri del centro gli hanno chiesto di fare un esame del sangue e di tornare due giorni dopo, ma quando è tornato al centro ha trovato una brutta sorpresa: due agenti di polizia che lo stavano aspettando.
“Gli agenti mi hanno chiesto come mi fossi infettato e ho detto loro che non lo sapevo”, ovviamente Maskat stava cercando di nascondere la sua omosessualità poiché in Turkmenistan essere gay è illegale. È stato tenuto alla stazione di polizia per più di 24 ore, quando tre agenti di polizia si sono presentati alla sua cella e lo hanno portato in una sala per un interrogatorio.
“Prima mi hanno interrogato. Poi cominciato a picchiarmi brutalmente. Mi hanno detto: ‘Sappiamo che hai l’HIV. Sei gay.’ Ho detto loro che non era vero. Ma hanno continuato a picchiarmi.”
Maksat è stato anche costretto a firmare documenti e dichiarazioni della sua omosessualità, e anche se inizialmente ha rifiutato, gli agenti di polizia hanno detto che lo avrebbero rivelato a tutta la sua famiglia e ai suoi amici, che lo avrebbero condannato per infettare intenzionalmente altre persone con l’HIV (azione punita con 5 anni di prigione in Turkmenistan) se non avesse ottemperato alla loro richiesta.
Un’orribile odissea dal Turkmenistan alla Russia e ora in un paese LGBT+ friendly.
Maksat ha sempre dovuto nascondere la sua omosessualità in un paese in cui essere gay è un crimine, e all’età di 18 anni è andato in Russia per studiare gestione aziendale. Sfortunatamente nel 2019 gli è stato diagnosticato l’HIV e, secondo una legge russa discriminatoria che rimanda tutti gli stranieri sieropositivi nei loro paesi di origine, è stato rimandato in Turkmenistan dove ha mantenuto nascosto il suo stato di HIV fino al giorno in cui ha iniziato a cercare per cure antiretrovirali.
Ora ha chiesto asilo in un paese LGBT+ friendly in Europa, ma è ancora terrorizzato dal fatto che la polizia possa interrogare la sua famiglia cercando di scoprire dove vive adesso.