Gay e introversi: diversi due volte

gay introverso

Sono gay in un mondo di etero. Sono introversi in un mondo di estroversi. Sono gay e introversi nel colorato e rumoroso mondo gay fatto perlopiù di estroversi. Come fanno a sopravvivere?

Sono tra noi ma cercano di passare inosservati. Non sono necessariamente chiusi, timidi o riservati. Sono introversi, ovvero il loro mondo è all’interno, più che all’esterno. Ecco perché è facilissimo fraintenderli e a volte sembra impossibile comprenderli. 
Premesso che in ognuno di noi esistono dei tratti di introversione ed estroversione che si alternano in maniera più o meno equilibrata e naturale, in alcuni individui una delle due risulta decisamente più marcata. Tutti conosciamo un estroverso; sono più o meno ovunque intorno a noi, in tv, sui social. Ma cosa sappiamo degli introversi?
Così come esistono soggetti particolarmente estroversi, non mancano quelli notevolmente introversi. Mentre i primi si caricano e si ricaricano principalmente con le interazioni sociali, i secondi trovano di gran lunga più interessante, stimolante e rigenerante volgere i riflettori verso il proprio mondo interiore.
 
Ma c’è di più. Il mondo esteriore per un introverso è un costante disturbo. È troppo diverso da quello interiore. È caotico, è rumoroso, difficile stargli dietro. Gli innumerevoli stimoli che provengono dall’esterno depauperano le energie della mente iperanalitica degli introversi in tempi brevi. Troppi stimoli per una mente sempre sull’attenti che prova a far sue così tante informazioni da andare in tilt. Benvenuti nel mondo di un introverso d.o.c. 
Adrenalina e dopamina – gli ormoni che attivano stati d’animo gioiosi, entusiasmo e felicità – per gli introversi sono così potenti da scaricare letteralmente la loro energia interiore nell’arco di pochissimo. Sono quindi costretti a ricaricarsi di acetilcolina, l’ormone che diffonde calma, serenità, tranquillità in tutto l’organismo. Sono queste le tre basi su cui poggia la vera felicità e il benessere psicofisico di un introverso. Ecco perché quel che piace a un estroverso non piace tanto quanto a un introverso e viceversa. 
Mi spiego meglio. Portate un estroverso a ballare e sarà il re della serata. Fate lo stesso con un introverso e dopo neanche cinque minuti vedrete un povero cristo, irrigidito e pensieroso, andare via non poco infastidito. 
Le situazioni sociali, per un introverso, rappresentano un dispendio di energia incomprensibile per un estroverso. Abituato com’è a nutrirsi delle interazioni interpersonali anche numerose, l’estroverso tende ad associare l’introverso all’antipatico, pesante, noioso, polemico o snob.
L’introverso ci prova, si sforza. Una parte di sé vuole essere estroversa. Ma niente. Come quando a 13 anni  o per una vita ci provi, ti sforzi come puoi a essere etero. Una violenza che fai a te stesso per diventare come gli altri ti vorrebbero. 
È una battaglia persa anche perché la differenza tra introversi ed estroversi pare sia principalmente di natura biologica. 
Il cervello degli introversi avrebbe una zona, la corteccia prefrontale, più spessa e quindi diversa dalle persone più estroverse. Ecco perché, per esempio, il malessere provato da un introverso in una cena con tante persone risulta esagerato agli occhi di un estroverso. I due cervelli non sono strutturati allo stesso modo pertanto, messi nella stessa situazione, sperimentano emozioni spesso diametralmente opposte.
Se iniziate a frequentare un introverso, sappiate che dovrete fare un piccolo sforzo per comprendere attitudini e comportamenti che potrebbero trarvi in inganno. Il silenzio, la distanza, l’indipendenza non sono necessariamente segnali di disinteresse, anzi. È che un introverso ha un rapporto speciale con la solitudine. È il suo caricabatterie. 
Comprendere un introverso può essere impegnativo ma, una volta avuto accesso al suo mondo, si scopre la magnificenza della sua interiorità. La creatività allevata dalla solitudine della propria anima è in grado di partorire quel tipo di bellezza che arriva a tutti, perché universale. 
Ed è un peccato che la società tenda a esaltare il modello estroverso e a sminuire se non sbeffeggiare l’introversione, che poi è parente stretta dell’introspezione. 

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In un momento così delicato dove non ci è possibile mettere il naso fuori dalla porta, volgere lo sguardo interiormente potrebbe aprire nuovi orizzonti. Quel che è certo è che al momento non abbiamo altra scelta se non quella di stare con noi stessi. Pertanto sarebbe utile lasciarci insegnare qualcosa da chi vive da sempre con un occhio di riguardo verso quel che accade dentro più che fuori di sé. Perché anche l’introversione è diversità e, come tale, non può che essere una ricchezza. 
Alessandro Cozzolino, life coach
NB: le informazioni riportate sulla mente degli introversi sono consultabili nel libro Sono introverso e allora? – Una spiegazione scientifica della mente introversa di Steve Allen.

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