
Nozze nulle perché la moglie è lesbica.
Sarebbe il caso di dire “vieni a ballare in Puglia”, o meglio vieni a meravigliarti in Puglia per una decisione ingiusta e discriminatoria come quella che si è ritorta contra Anna, sposata da 10 anni con Antonio al quale ha dato tre figli, e che con tempo e sofferenza è riuscita a capire e ad accettare di essere omosessuale.
Tutto questo però per il Tribunale Ecclesiastico pugliese e per la Cassazione è stato riconosciuto come motivo invalidante per il matrimonio e quindi per il suo scioglimento immediato tramite la Sacra Rota.
Vani sono stati i tentativi del Procutare Generale della Suprema Corte – Francesca Cerioni – che è anche una magistrata specializzata in diritto della famiglia e delle persone, di opporsi parlando di decisione “discriminatoria” della “libertà sessuale e affettiva” della donna considerata, dalla sentenza emessa dal Tribunale ecclesiastico regionale della Puglia e recepita dalla Corte di Appello di Lecce nel 2017, come affetta da “malattia psichica”.