Nuovo attacco delle associazioni cattoliche al DDL contro Omo-transfobia

Lettra aperta di 57 associazioni cattoliche al parlamento contro il DDL omotrasfobia

Ce lo aspettavamo? Certo che sì!

Un nuovo attacco alla proposta di legge che porta il nome dell’On. Zan, ma che in effetti vede il proprio testo base scritto dalle associazioni LGBT+ italiane. Questa volta si tratta di una lettera da parte di 50 associazioni che guarda caso hanno tutte una base cattolica (estremista) e che mirano a difendere – stando a quanto affermano – il diritto della pluralità di idee e le famiglie come il loro Dio le ha pensate (poi per favore, spiegatemi come hanno fatto a parlare con questo Dio che avrei anche io un paio di casette da chiedergli e spiegargli. ndr.).

A pubblicarla (guarda caso) è l’Avvenire, oggi 28 Lulio, con un titolo che il classico lupo travestito da agnellino:

«Per difendere i più deboli non servono nuovi reati Si vuole imporre una visione antropologica anti realtà»

Leggendo il titolo, mi chiedo subito cosa intendano – usando paroloni che sono sicuro nemmeno loro sappiano bene cosa vogliano dire – con “visione antropologica anti realtà”… e onestamente mi verrebbe di consigliare loro alcuni buoni libri di Antropologia Culturale (perché è questa che devono studiare per aprire un pò gli occhi), ma poi realizzo che sarebbe tempo sprecato. D’altronde lo diceva sempre anche mia Nonna Anna: “a lavare la testa al somaro, ci sprechi acqua e sapone!”.

La lettera recita: “Per rispondere in modo adeguato – se mai ce ne fosse davvero bisogno in questo particolare momento storico – al problema teoricamente posto da chi paventa una crescita dell’ ‘omofobia’, vanno esplorate strade normative diverse da quelle dell’inserimento di nuovi reati, specie se implicano valutazioni diretta o indiretta di tipo etico”.

Qui, cari i miei signori, non si tratta di “valutazioni di tipo etico”, né tanto meno si paventa una “crescita” dell’Omofobia, qui assistiamo ad un aumento sproporzionato di atti di omo-transfobia, sia verbali che fisici, e l’unica valutazione umana e sensata da poter fare in questo “particolare momento storico” è propio quello di smetterla di giocare con il testo base del DDL Omo-transfobia e fare in modo che venga approvato il prima possibile per tutelare tutta quella fascia di popolazione (LGBT+) italiana che al momento non gode di alcuna protezione reale da parte delle attuali leggi del nostro paese.

A firmare la lettera ci sono Age Milano, Alleanza Cattolica, Difendere la vita con Maria, Family day-Difendiamo i nostri figli, Associazione Nonni 2.0, Pro Vita & famiglia, Centro Studi Livatino, Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento per la vita e tante altre, tutte di area cattolica, che si son fatte conoscere per i loro estremismi ideologici.

Tutte loro sono d’accordo a trovare «rimedi contro forme di violenza, anche a causa dell’orientamento sessuale, perché la persona è sempre “sacra” e segno di un Destino infinito», ma a quanto pare, non sono per nulla d’accordo nel pretendere il carcere «per una non meglio precisata “istigazione alla discrminazione” per motivi fondati sull’omosessualità e sulla cosiddetta “identità di genere”».

I gruppi firmatari si battono dunque contro un’imposizione di apertura mentale e accettazioni delle diversità antropologicamente studiate, affermate e riconosciute, che vanno ben oltre le loro capacità cognitive offuscate da dettami religiosi appartenenti ad epoche di oscuramentismo sociale dove regnava l’ignoranza delle masse e l’unico modo per governare su di esse era imporre la “parola” di un Dio “padre e padrone”: cattivo se lo avessi disobbedito, e misericordioso se invece lo avessi “ascoltato” in tutto e per tutto.

La loro paura, come era facile aspettarselo, è che nel caso in cui il DDL passasse con il testo che ha al momento, renderebbe impossibile «intervenire in un’assemblea di classe per opporsi ai corsi gender o distribuire volantini contro il diritto alla genitorialtà omosessuale» – cioè potrebbe limitare la loro libertà di togliere la libertà di esistere e farsi sentire a tutte quelle persone che la pensano diversamente da loro. Le stesse associazioni credono che l’unico obiettivo di questa proposta di legge contro l’omo-transfobia sia quello di imporre con la forza della legge penale «una specifica e opposta opzione antropologica».

Per quanto la loro lettera sia anche divertente da leggere per la miriade di non-sense messi uno dietro l’altro, questa presa di posizione continua a spaventare il popolo LGBT+ italiano che, nonostante i progressi fatti negli ultimi decenni, non si vede rappresentato e protetto in questo ambiente politico di un Bel Paese sempre più tendente al populismo e ad un ritorno di ideologie di matrice fascista.

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