
Ce lo aspettavamo? Certo che sì!
Un nuovo attacco alla proposta di legge che porta il nome dell’On. Zan, ma che in effetti vede il proprio testo base scritto dalle associazioni LGBT+ italiane. Questa volta si tratta di una lettera da parte di 50 associazioni che guarda caso hanno tutte una base cattolica (estremista) e che mirano a difendere – stando a quanto affermano – il diritto della pluralità di idee e le famiglie come il loro Dio le ha pensate (poi per favore, spiegatemi come hanno fatto a parlare con questo Dio che avrei anche io un paio di casette da chiedergli e spiegargli. ndr.).
A pubblicarla (guarda caso) è l’Avvenire, oggi 28 Lulio, con un titolo che il classico lupo travestito da agnellino:
«Per difendere i più deboli non servono nuovi reati Si vuole imporre una visione antropologica anti realtà»
Leggendo il titolo, mi chiedo subito cosa intendano – usando paroloni che sono sicuro nemmeno loro sappiano bene cosa vogliano dire – con “visione antropologica anti realtà”… e onestamente mi verrebbe di consigliare loro alcuni buoni libri di Antropologia Culturale (perché è questa che devono studiare per aprire un pò gli occhi), ma poi realizzo che sarebbe tempo sprecato. D’altronde lo diceva sempre anche mia Nonna Anna: “a lavare la testa al somaro, ci sprechi acqua e sapone!”.
La lettera recita: “Per rispondere in modo adeguato – se mai ce ne fosse davvero bisogno in questo particolare momento storico – al problema teoricamente posto da chi paventa una crescita dell’ ‘omofobia’, vanno esplorate strade normative diverse da quelle dell’inserimento di nuovi reati, specie se implicano valutazioni diretta o indiretta di tipo etico”.
Qui, cari i miei signori, non si tratta di “valutazioni di tipo etico”, né tanto meno si paventa una “crescita” dell’Omofobia, qui assistiamo ad un aumento sproporzionato di atti di omo-transfobia, sia verbali che fisici, e l’unica valutazione umana e sensata da poter fare in questo “particolare momento storico” è propio quello di smetterla di giocare con il testo base del DDL Omo-transfobia e fare in modo che venga approvato il prima possibile per tutelare tutta quella fascia di popolazione (LGBT+) italiana che al momento non gode di alcuna protezione reale da parte delle attuali leggi del nostro paese.
A firmare la lettera ci sono Age Milano, Alleanza Cattolica, Difendere la vita con Maria, Family day-Difendiamo i nostri figli, Associazione Nonni 2.0, Pro Vita & famiglia, Centro Studi Livatino, Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento per la vita e tante altre, tutte di area cattolica, che si son fatte conoscere per i loro estremismi ideologici.
Tutte loro sono d’accordo a trovare «rimedi contro forme di violenza, anche a causa dell’orientamento sessuale, perché la persona è sempre “sacra” e segno di un Destino infinito», ma a quanto pare, non sono per nulla d’accordo nel pretendere il carcere «per una non meglio precisata “istigazione alla discrminazione” per motivi fondati sull’omosessualità e sulla cosiddetta “identità di genere”».
I gruppi firmatari si battono dunque contro un’imposizione di apertura mentale e accettazioni delle diversità antropologicamente studiate, affermate e riconosciute, che vanno ben oltre le loro capacità cognitive offuscate da dettami religiosi appartenenti ad epoche di oscuramentismo sociale dove regnava l’ignoranza delle masse e l’unico modo per governare su di esse era imporre la “parola” di un Dio “padre e padrone”: cattivo se lo avessi disobbedito, e misericordioso se invece lo avessi “ascoltato” in tutto e per tutto.
La loro paura, come era facile aspettarselo, è che nel caso in cui il DDL passasse con il testo che ha al momento, renderebbe impossibile «intervenire in un’assemblea di classe per opporsi ai corsi gender o distribuire volantini contro il diritto alla genitorialtà omosessuale» – cioè potrebbe limitare la loro libertà di togliere la libertà di esistere e farsi sentire a tutte quelle persone che la pensano diversamente da loro. Le stesse associazioni credono che l’unico obiettivo di questa proposta di legge contro l’omo-transfobia sia quello di imporre con la forza della legge penale «una specifica e opposta opzione antropologica».
Per quanto la loro lettera sia anche divertente da leggere per la miriade di non-sense messi uno dietro l’altro, questa presa di posizione continua a spaventare il popolo LGBT+ italiano che, nonostante i progressi fatti negli ultimi decenni, non si vede rappresentato e protetto in questo ambiente politico di un Bel Paese sempre più tendente al populismo e ad un ritorno di ideologie di matrice fascista.